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PMI: crisi finanziaria e ripresa delle PMI italiane

 
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Marcegaglia: sull'Irap ora i fatti
Scajola: un passo importante
Calderoli: sì, ma con prudenza

dall'inviato Paolo Bricco

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24 ottobre 2009


La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che ieri a Mantova ha ringraziato per il lavoro svolto Giuseppe Morandini (ancora per un mese numero uno di Piccola Industria) lodando il progetto per le aggregazioni T-holding, ha ricordato come, in questa crisi, per la prima volta si sia inceppato anche il motore dell'economia italiana: le esportazioni. «Nonostante questo – ha detto – la coesione sociale ha tenuto». Certo, il debito pubblico è un elemento estremamente problematico, mentre l'obiettivo della tenuta dei conti nazionali è stato fondamentale. «Si tratta di scelte del governo – ha detto – che abbiamo condiviso. Anche noi imprese, in tutto questo, abbiamo pagato un conto. Il nostro senso di responsabilità non ci ha mai fatto assecondare i toni dei più arrabbiati». Anche se non significa che non si sarebbe potuto fare di più. E non è soltanto la questione del pacchetto di stimoli che, in altri Paesi, sono stati più consistenti. «Sulla Tremonti-ter – ha detto la presidente - manca ancora la circolare. Inoltre, è stato umiliante e inaccettabile il click day sul credito di imposta sulla ricerca automatico. Infine, non possiamo dimenticarci delle Regioni che pagano a 900 giorni le imprese».

In ogni caso, la fase dell'emergenza si sta chiudendo. «Ora entriamo in una fase ancora più delicata. Dobbiamo riposizionarci sui mercati internazionali». Il percorso sarà lungo e faticoso. E si rischia una ripresa ritardata e meno intensa rispetto agli altri paesi europei. Inoltre, c'è un problema di nuovi mercati, dove bisogna andare con gli attuali equilibri monetari e con molte asimmetrie regolamentari: «Il baricentro si è spostato verso la Cina e India. Ma cosa vuole un consumatore cinese o un consumatore indiano? Quale prodotto desidera? Con quale tecnica di marketing lo si interessa».

In tutto questo, la politica può fare molto. Perché non possiamo più permetterci una crescita più bassi rispetto alla media europea. «Siamo stanchi delle boutade, delle promesse vuote. Serve una strategia chiara e determinata, fin dai prossimi giorni», ha detto Marcegaglia. Che ha aggiunto: «Questo governo ha una maggioranza forte, deve andare avanti. Ma deve usare il suo consenso per fare le riforme e quel cambiamento di cui noi abbiamo bisogno». Prima di tutto servono misure più incisive: «Chiediamo al ministro dell'Economia l'apertura di un tavolo per lavorare sull'innalzamento del bonus per le aggregazioni. E, poi, sia a Berlusconi sia a Tremonti diciamo: c'è stato l'annuncio del taglio dell'Irap? Bene. Passate adesso dall'annuncio ai fatti». La presidente di Confindustria ha ricordato come Calderoli, oggi a Mantova, abbia ipotizzato di rendere da subito deducibile dall'Irap gli interessi degli oneri passivi. «Noi – ha chiosato Marcegaglia – lo sottoscriviamo immediatamente». Non servono più parole. Anche perché il governo tedesco ha datato 1 gennaio la riforma fiscale. «Se Berlino ha deciso di farlo, e noi non lo facciamo, i tedeschi, che sono nostri competitor, ci faranno neri», ha aggiunto la presidente. La quale, dopo avere espresso il suo apprezzamento per Calderoli, ha fatto un distinguo: «Non mi piace che la Lega blocchi la modernizzazione dei servizi pubblici locali. I provvedimenti sono buoni e, poi, arriva un emendamento della Lega che li svuota. Oggi ci sono 8mila società che fanno di tutto, spesso in concorrenza sleale con i privati. Smettetela di fare il solito gioco. Liberalizziamo e privatizziamo. Anche così si può ripartire», ha concluso Marcegaglia.

In precedenza il titolare dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola aveva detto che «Il rigore dei conti è fondamentale. E il ministro Giulio Tremonti è impegnatissimo su questo. Non si possono mettere in contraddizione il controllo dei bilanci pubblici e le riforme di struttura». Un tentativo di tamponare le fibrillazioni che, dentro all'esecutivo e nella geografia più ampia dei poteri italiani, si sono verificate in questi ultimi giorni intorno al responsabile del dicastero di Via XX Settembre. «Adesso – ha detto Scajola – è la volta di realizzare il mandato che il governo Berlusconi ha ottenuto: cambiare il paese con le riforme». E ha elencato le cose da fare: la riforma fiscale, in primo luogo il taglio dell'Irap anche se poi ha aggiunto che non appena possibile si toccherà anche l'Irpef, la semplificazione burocratica, la ristrutturazione della giustizia penale e civile, una nuova scuola fondata più sul merito, l'apertura del cantiere della riforma costituzionale. «Su tutti questi punti ci stiamo muovendo e ci muoveremo – ha concluso Scajola – il governo Berlusconi è profondamente unito, non credete a chi gioca a destabilizzare. Il nostro governo è nato per questo: cambiare l'Italia».

«Con una serie di commissari accelereremo la modernizzazione di alcune reti - ha poi aggiunto Scajola -. E' la nostra mossa per impedire ai signori del no, che già hanno bloccato lo sviluppo italiano per 30 anni, di continuare a stoppare la crescita del nostro paese. Perché, cara Emma - ha detto Scajola rivolgendosi al presidente di Confindustria Marcegaglia -, qui nella tua città, Mantova, ti ricordo che se lo sviluppo lo fate voi imprenditori, molto possono fare, o possono impedire di fare, i semplici cittadini». Il ministro ha ricordato come l'energia, in Italia, costi il 30% in più rispetto alla media europea, e lo spostamento delle merci il 15% in più. Ma non ci sono soltanto le riforme di struttura, dall'energia al nucleare, dalla logistica alle reti fisiche. Scajola ha, poi, indicato le basi e gli obiettivi della politica industriale dell'esecutivo Berlusconi: per citarne tre, i 570 milioni di euro stanziati in incentivi (non solo per la piccola e la media impresa), il recepimento dello Small Business Act comunitario e il rifinanziamento del credito di imposta e del fondo di tutela della proprietà intellettuale e del design. «A questo proposito – ha aggiunto – vorrei dire che le proposte della T-Holding e del fondo di patrimonializzazione delle piccole imprese, formulate ieri dal presidente di Piccola Industria, Giuseppe Morandini, mi sembrano serie e degne di essere discusse».

  CONTINUA ...»

24 ottobre 2009
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